Se respiriamo all’interno della mascherina inevitabilmente respiriamo anche la nostra anidride carbonica.
È un dato inconfutabile: prova ne è che quando ci troviamo di fronte a persone che vanno in iperventilazione uno dei primi interventi è far respirare il soggetto dentro un sacchetto di carta in modo da controbilanciare l’eccessiva perdita di anidride carbonica provocata dal respiro troppo profondo frequente e affannoso.
Tra i sintomi legati alla ipercapnia, cioè l’eccesso di CO2 nel sangue oltre i 45 mmHg, troviamo:
- dispnea
- tachipnea
- tachicardia
- extrasistoli
- ipertensione
- sudorazione
- spasmi
- stato confusionale
- acidosi metabolica
Ma se siamo obbligati ad indossare la mascherina, come si fanno a contrastare gli effetti collaterali di un eccesso di anidride carbonica e una diminuzione dell’ossigenazione?
Il nostro organismo è in grado di assorbire l’ossigeno contenuto nell’acqua, ormai è dimostrato: se beviamo un’acqua ad alto contenuto di ossigeno questo può passare dall’intestino al liquido interstiziale e alle cellule. Consente:
- Il ripristino dell’equilibrio tra O2 e CO2
- Di contrastare l’acidosi metabolica con un’azione alcalinizzante
- Di ripristinare la produzione di ATP
É un gesto semplice ma di grande impatto sulla nostra salute, le nostre cellule sono in grado di respirare come fanno i pesci!
Un bicchiere di acqua Kaqun innalza il livello di ossigenazione in tutti i tessuti del 20-25% per oltre 1 ora.