Dott.ssa Michela Marinato
Articolo pubblicato su: L’Accademia del Fitness, gennaio 2018, N.28
L’acqua, la sostanza apparentemente più semplice e comune presente sul nostro pianeta, è in realtà uno dei misteri più grandi e complessi che esistano.
Cos’è realmente l’acqua? La conosciamo, la beviamo, esce dai nostri rubinetti, è uno dei beni più preziosi e, lo sappiamo, non c’è vita senza acqua, almeno sul nostro pianeta, perché è una delle componenti più significative dei nostri sistemi biologici.
La sua struttura è molto nota: H2O. Congela a 0 °C e raggiunge l’ebollizione a 100 °C. È più densa a 4 °C che a 0 °C (ecco perché il ghiaccio galleggia!)
Note e quasi scontate, tali caratteristiche sono in realtà anomalie. Se paragonata ad altre molecole simili e contenenti due atomi di idrogeno (come H2S, H2Se, H2Te), risulta infatti che, in base al suo peso molecolare, essa dovrebbe bollire a -100 °C. L’acqua ha invece un calore di fusione e vaporizzazione estremamente elevati ed è in assoluto il liquido che richiede la maggior quantità di calore per innalzare di 1 °C la sua temperatura (calore specifico).
Sta alla base di una quantità ineguagliabile di reazioni chimiche. Nonostante la sua spiccata tendenza a formare reti di legami idrogeno che solitamente creano attrito tra le molecole frenandone i movimenti, presenta una viscosità molto bassa. La sua tensione superficiale è elevatissima, tra le più alte dei liquidi conosciuti.
Alla base e responsabile di questi fenomeni è la sua caratteristica struttura a cluster.
Cosa sono i cluster?
L’acqua si comporta come una molecola dipolare con la presenza di cariche elettriche positive sugli atomi di H e negative sugli atomi di O. Ciò è alla base delle interazioni elettrostatiche tra gli atomi di H di una molecola di acqua e gli atomi di O di un’altra molecola, dando luogo alla formazione dei ben noti “legami idrogeno”.
Queste reticolazioni dei legami idrogeno determinano la formazione dei cluster. Potremmo quindi dire che la formula dell’acqua non è in realtà H2O bensì H2nOn.
La sua struttura di base è un tetraedro (quattro molecole di acqua formano la struttura H8 O4). Questi tetraedri compongono cluster formati da centinaia di molecole d’acqua (Icosaedri).
L’acqua liquida contiene sia molecole individuali, sia cluster piccoli e grandi. La formazione e la rottura continua dei legami idrogeno sta alla base di aggregati fluttuanti detti anche “dominii”con una struttura simile a quella del reticolo cristallino del ghiaccio. A seconda di come sono allineate le molecole dipolari nella parte esterna dei cluster, essi possono avere carica + o -, determinando in tal modo l’acidità o l’alcalinità dell’ambiente.
Il fatto che un cluster possa penetrare all’interno della membrana cellulare o rimanere nello spazio intercellulare dipende dalla sua grandezza: i cluster piccoli, formati da 6-8 molecole di acqua, possono penetrare nelle cellule.
Il corpo umano è costituito per circa il 70% del suo peso da acqua ma se anziché di peso, e quindi di massa, parlassimo di molecole, allora vedremmo che il 99% delle molecole che costituiscono il corpo umano sono molecole di acqua. Sembra incredibile ma è così!
Il grandissimo e compianto professor Emilio Del Giudice, certamente una delle menti più illuminate del nostro secolo, affermando questa realtà, ha posto la seguente domanda: “come mai, fino ad ora, i biologi, i biochimici e i medici si sono occupati di studiare quel 1% delle molecole e non si sono concentrati sull’altro 99%?! Una medusa è composta per il 99,9% di acqua; eppure se qualcono tocca una medusa non dice di avere toccato l’acqua fresca! Da un punto di vista chimico la medusa è quasi totalmente acqua, ma da un punto di vista funzionale non è acqua perché “fa male”! Allora deve essere acqua diversamente organizzata”.
Torniamo ai cluster: queste strutture, dicevamo, sono in continuo cambiamento, formandosi e distruggendosi. Tali formazioni possono immagazzinare al loro interno altre molecole che vengono lentamente rilasciate. I cluster rimangono stabili per msec (tempi relativamente lunghi considerando i range in cui si svolgono i processi biochimici).
L’ossigeno è l’altra pietra angolare della vita oltre all’acqua. Essendo l’accettore principale di elettroni nella fosforilazione ossidativa per la produzione di ATP, esso è un nutrimento per la cellula, ma anche un veleno molto potente qualora l’organismo non risultasse in grado di bilanciare i suoi effetti attraverso un complesso sistema di regolazione (REDOX): in una situazione in cui vi sia un eccesso o un deficit di ossigeno avvengono importanti cambiamenti nel funzionamento delle cellule.
La cellula dell’organismo vivente è composta da: nucleo, citoplasma, acqua intracellulare e vari tipi di organuli tra cui i mitocondri. Questi costituiscono la centrale energetica della cellula: a partire dal glucosio e dall’ossigeno producono ATP+CO2+H2O. Se si hanno buoni mitocondri e disponibilità di ossigeno si ha una buona produzione di energia e la cellula è sana, altrimenti iniziano i guai:
si innesca la glicolisi anaerobica: => acido lattico => acidosi, diminuisce la differenza di potenziale di membrana -70mv ( salute ) => -50 mv (infiammazione) -20 mv( degenerazione, cancro) 0 mv (morte cellulare)
Ecco spiegata l’importanza di garantire al mitocondrio un costante apporto di Ossigeno.
I trattamenti con ossigeno disciolto in acqua per aumentare l’ossigenazione dei tessuti furono sviluppati già intorno al 1920 da un professore tedesco, Otto Warburg, noto per i suoi studi sulla correlazione tra ipossia acidosi e cancro (Nobel per la medicina 1930). L’intuizione era corretta ma le tecnologie usate, anche successivamente, consentivano solo la produzione di un’acqua caricata con ossigeno gassoso instabile in cui l’ossigeno veniva rapidamente perso rendendo impossibile rilevare alcun effetto terapeutico.
Grazie ad una moderna e sofisticata tecnologia si è ora in grado di produrre un tipo particolare di acqua attraverso un processo elettromagnetico: l’acqua subisce un cambiamento strutturale per il quale alcuni atomi di ossigeno vengono liberati dai loro legami e vengono “stoccati” all’interno di cluster sufficientemente piccoli da potere passare attraverso la membrana cellulare, ma sufficientemente grandi da poter trattenere al loro interno atomi di ossigeno.
Si tratta quindi di un’acqua “funzionale” che contiene 18-25 mg/litro di ossigeno stabile e bío disponibile, almeno cinque volte la quantità contenuta nella normale acqua di rubinetto.
È diversa dalle altre acque soprattutto per due motivi: per la particolarità del processo di produzione unico al mondo e per la quantità di studi che sono stati fatti su di essa in vivo ed in vitro, su animali, su volontari sani e ammalati che ne confermano le proprietà. Attraverso l’assunzione di questo tipo di acqua ricca di ossigeno bio disponibile, (bevendola o immergendosi per 50 minuti a 38°) si può aumentare facilmente e rapidamente l’ossigenazione dei tessuti attraverso la pelle e le mucose senza usare la via ematica e, quindi, anche in caso di anemia o malattie polmonari. Ciò rappresenta un concreto esempio di terapia naturale antiaging, un mezzo di prevenzione e cura delle malattie cardiovascolari e degenerative, una grande supporto nello sportivo, nell’anziano, in caso di stress e di convalescenza e in ogni situazione in cui siano presenti ipossia, infiammazione, acidosi.
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